BCE verso il quantitative easing? I pro e i contro dell’operazione

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bceL’abbassamento del costo del denaro al minimo storico dello 0,05% e l’annuncio del via libera all’acquisto degli ABS sono stati l’ultima mossa di Mario Draghi prima di quello che da sempre si definisce “il bazooka della BCE”, ovvero il provvedimento più forte di tutti.

Per rilanciare i consumi in Europa e far tornare l’UE a crescere, la Banca Centrale Europea potrebbe infatti varare a breve il cosiddetto quantitative easing, ovvero l’acquisto massiccio di titoli di stato (sia pubblici che privati) e di altre attività finanziarie. Questa operazione creerebbe rapidamente 1000 miliardi di euro di moneta circolante, deprezzerebbe l’euro favorendo le esportazioni e creerebbe inflazione – che in questa congiuntura risulterebbe benefica.

Poche misure hanno visto gli economisti così divisi come questa, che pure è già stata presa da molte banche centrali nel mondo da anni, in primis da quelle statunitense e giapponese, ma anche in Svizzera e nel Regno Unito.

L'”alleggerimento quantitativo” potrebbe servire in sintesi ad aumentare la domanda di prestiti, abbassando i rendimenti su di essi e sui titoli, battendo così la deflazione e dando una salutare sferzata all’economia. In pratica, poiché investire sui titoli di Stato non renderebbe quasi più nulla, gli investitori dirotterebbero il denaro su altri tipi di investimento come azioni, immobili, consumi – e tutto questo riattiverebbe l’economia reale.

Tutto questo in teoria. Infatti, molti economisti (tra cui soprattutto quelli tedeschi, molto ancorati ai modelli economici classici), sono convinti che l’eccesso di liquidità in circolazione produca soltanto bolle finanziarie e troppa inflazione. Inoltre, a Berlino non piace l’idea che la BCE possa comprare bond governativi in misura proporzionale alla grandezza delle nazioni, perché questo significherebbe aiutare della nazioni estremamente indebitate, come la nostra.


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