Manovra Monti: che le agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica facciano da apripista per una riforma totale

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Anche dopo gli emendamenti, la manovra salva-Italia del governo Monti ha mantenuto la norma sulle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e l’efficientamento energetico degli immobili – rendendo le agevolazioni “durature nel tempo” ed estendendole anche alle zone colpite da calamità naturali (inclusi gli interventi per i quali la dichiarazione sia stata depositata prima della data di entrata in vigore della norma). Questo bonus energia detassa dunque coloro che optano per una ristrutturazione degli edifici volta al risparmio energetico e darà una notevole spinta alla green economy.

La proroga del bonus varrà fino al 31 dicembre 2014 e prevede varie aliquote detraibili (dal 52 al 41%) a seconda di quale intervento di riqualificazione energetica venga realizzato. I benefici saranno spalmati su 10 anni o talvolta sui 5 anni. Invece una detrazione del 36% dovrebbe in seguito diventare strutturale.

Tra gli interventi agevolabili sono inclusi anche la sostituzione degli scaldabagni tradizionali con pompe di calore e dei camini con termocamini, caldaie e stufe a biomassa.

Tutto bene dal punto di vista ambientale ed economico. Ma anche dal punto di vista fiscale: questa disposizione infatti aiuta a comprendere come sia realisticamente possibile coniugare le esigenze di rigore di bilancio con la lotta all’evasione. Infatti, nel caso di ristrutturazione o riqualificazione, il cittadino ha tutto l’interesse a richiedere la fattura al fornitore, sapendo di poterne trarre un beneficio. In una futura e auspicabilmente vicina riforma fiscale bisognerebbe consentire la detraibilità delle spese di ordinaria amministrazione, anche se in percentuale contenuta. Sappiamo di non essere i primi a dirlo, ma solo una delle tante voci di un coro.


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