Un concetto da chiarire: recessione e decrescita non sono sinonimi

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Continuiamo il discorso iniziato tempo fa sulla differenza tra beni e merci che costituisce uno dei capisaldi del Movimento per la decrescita. Un’altra distinzione basilare in questo ambito è quello tra recessione e decrescita: la prima è la diminuzione indiscriminata e incontrollata della produzione. La seconda è invece la riduzione guidata e selettiva delle merci che non sono beni. Per comprendere meglio il concetto potremmo servirci di una metafora: vediamo due persone che non mangiano, apparentemente sembrano fare la stessa cosa, ma in realtà una delle due lo fa perché non ha denaro per sfamarsi, l’altra perché ha deciso di mettersi a dieta. Ecco dunque la differenza: la recessione è subita, la decrescita è voluta.

Non ci sono dubbi sul fatto che ci troviamo in un’epoca cruciale: sta finendo l’epoca storica iniziata 250 anni fa con la rivoluzione industriale e ora abbiamo bisogno di un nuovo paradigma culturale. Per guardare al futuro ci vuole un cambiamento drastico, che per molti versi è già in atto. Non è necessario andare verso la povertà e la miseria, ci vuole piuttosto un cambiamento nel modo di concepire la ricchezza. In questa ottica, per fare fronte alla crisi, occorre creare posti di lavoro, sì, ma non di qualunque tipo. Devono essere posti di lavoro utili. Per esempio, è una buona cosa rilanciare l’edilizia con incentivi ma non per costruire nuove case consumando suolo, piuttosto per manutenere e ristrutturare il patrimonio edilizio già esistente. Ne abbiamo parlato più diffusamente in un articolo sulla riqualificazione del costruito nel blog soloecologia del nostro network.

Per molti versi, non è possibile portare avanti una politica energetica e ambientalista se non si rimette in discussione il dogma della crescita: infatti, se anche si adottano tecnologia meno impattanti sull’ambiente, quello che si risparmia con l’efficienza si perde con l’aumento di produzione dei rifiuti. Serve proprio una visione alternativa rispetto al modello economico del passato, una riduzione del PIL riducendo le merci, che non hanno utilità, per favorire i beni.


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