Dove trovare i buoni lavoro e come usarli

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Quando furono introdotti nel 2003 con la legge Biagi, i buoni lavoro, anche noti come voucher, non ottennero la risonanza mediatica che avrebbero meritato. Eppure il loro utilizzo dal 2008 a questa parte non ha fatto che crescere, raggiungendo la cifra stellare di 420 milioni di euro di buoni staccati alla fine de mese di luglio 2012. Un importo solo destinato a crescere grazie alle norme contenute nella nuova Riforma del lavoro – sperabilmente anche nelle regioni del Sud dove finora sono stati usati pochissimo.

Inizialmente erano serviti a fare emergere sacche di lavoro nero nel settore agricolo, ma con la riforma Fornero il loro raggio di azione potenziale si è allargato a qualunque settore pubblico o privato.

Ricordiamo che si tratta di una forma di pagamento flessibile e trasparente per attività “occasionali di tipo accessorio” (cioè impieghi a breve durata, discontinui oppure occasionali). I buoni includono una quota contributiva del 13% da versare all’INPS (totalmente cumulabile con i trattamenti pensionistici e che quindi concorrerà ad aumentare il capitale per la pensione) e di una quota assicurativa del 7% da pagare all’INAIL (che copre eventuali incidenti sul lavoro). Da calcolare anche un 5% di spese amministrative, per cui la cifra netta che va al lavoratore è dunque del 75%, ma esente da tassazione.

I buoni lavoro non possono sostituire i contratti di lavoro veri e propri, infatti sono accettabili solo per forme di collaborazione saltuaria. I settori che più li utilizzano al momento sono l’agricoltura (per i lavori stagionali come la vendemmia o la raccolta delle olive), i servizi, il commercio, il turismo e gli eventi sportivi, in misura minore il giardinaggio e i lavori di pulizia. Sono anche adatti per pagare ripetizioni agli insegnanti, baby-sitter e dog-sitter occasionali, lavori di sgombro e traslochi.

Per i datori di lavoro e i privati hanno il vantaggio di poter essere usati per pagare in maniera del tutto legale e senza tante formalità burocratiche soggetti disoccupati o inoccupati, ma anche dipendenti, lavoratori autonomi, pensionati, casalinghe e studenti.

L’ammontare dei compensi economici versabili mediante buoni lavoro è limitato a 5000 euro lordi su 12 mesi sommando tutti i committenti; e a ciascuno di questi committenti non è concesso di superare i 2000 euro annui se si tratta di imprenditori commerciali o professionisti.

I buoni lavoro più richiesti hanno un valore facciale di 10 euro ciascuno (ma esistono anche in multipli da 20 e 50 euro). Dove deve recarsi il datore di lavoro per comprare i buoni lavoro? Sono venduti in forma cartacea presso gli sportelli INPS, i tabaccai, gli uffici postali e alcune banche. Il lavoratore potrà incassarli alla Posta, previa presentazione di un documento di identità. Si possono anche acquistare dei buoni lavoro telematici sul sito www.inps.it, previa registrazione: in questo caso il corrispettivo sarà accreditato al lavoratore su una carta magnetica e riscuotibile in qualunque ufficio postale o sportello bancomat.


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