Mark Webber a Milano Wobi 2019

Di
Mark Webber wwobi 2019
Courtesy of Wobi

Gli appassionati di Formula 1 lo conoscevano già e già lo apprezzavano per la sua contagiosa semplicità. 

Ma Mark Webber è una rivelazione anche per chi la Formula 1 non l’ha mai seguita.

Interviene al WOBI 2019 per parlare di performance, decision making e teamworking. Quello che lascia senza parole è la sua completezza: è elegante ma sobrio, è divertente ma serio, è concentrato ma sereno.

Infanzia in Australia e poi l’Europa

Webber si fa intervistare su una poltrona, come Simon Sinek, e strega la platea con la sua sorridente presenza. 

Racconta della sua infanzia in Australia e ricorda a tutti con che attenzione guidava i trattori e i macchinari del padre: il primo insegnamento che ha ricevuto è che ogni errore ha delle conseguenze e che gli strumenti vanno usati con cervello e rispetto.

La sua settimana passava nell’attesa della domenica e delle gare di Formula 1 in tv e, sorridendo, dice che riusciva a leggere i commenti sui giornali solo 2 settimane dopo la gara, perché tanto era il tempo che le riviste specializzate impiegavano per raggiungere il suo paesino sperduto dall’altra parte del mondo.

A proposito della sua storia e del suo successo, ammette onestamente che, se da ragazzino avesse avuto solo una lontana idea e percezione dello sforzo che sarebbe stato necessario per diventare quello che è, avrebbe faticato molto ad accettare la sfida e il sogno!

Presenza, costanza e rispetto: i segreti di Webber rivelati al Wobi 2019

Webber risponde in modo semplice all’intervistatore che gli chiede “come si raggiunge il livello di successo a cui sei arrivato tu?” Dice che bisogna credere in sé stessi. E di nuovo umilmente ammette che nella sua carriera ha incontrato piloti molto più talentuosi e veloci di lui, che però non sapevano gestire la loro potenzialità e non sapevano lavorare in gruppo.

Il suo segreto è sempre stato quello di rimanere concentrato: nell’alimentazione, nell’attività fisica, negli allenamenti e nelle gare. Racconta che in gara non si può pensare ad altro se non alla gara stessa, alla strada; la mente deve rimanere sempre presente a sé stessa, mai distrarsi. Nessun pensiero estraneo, presenza costante.

La ragione è semplice: non si può controllare l’incontrollabile. Vale a pena di sforzarsi per indirizzare, guidare e modificare solo ciò che si può controllare, senza arrovellarsi per il resto.

Con un solo pensiero: “reset every day”. Dopo una vittoria, dopo un errore, dopo ogni sforzo o fatica: resettare.  Passare oltre, dimenticare e re-inventarsi ogni giorno. 

Poesia per le orecchie più assetate.

L’altro segreto è il lavoro di squadra

Teamworking, costante e continuo. Mark Webber ricorda a questo World Business Forum di Milano che nella sua carriera ha saltato solo 3 giorni di allenamento: guidava con la febbre, l’influenza, la gamba rotta e sempre per onorare la presenza e l’impegno della sua squadra. 

E alla fine della gara, indipendentemente da che ora fosse e da quanto felici, stanchi, eccitati o demoralizzati, non si poteva evitare la riunione finale: tutta la squadra si sedeva per una lucida revisione degli step della gara, dei video dei pit stop, per studiare a caldo gli errori fatti, le scelte azzeccate e per imparare e migliorare anche di pochissimo. 

L’analisi della performance è un elemento per la capitalizzazione del successo da cui, secondo Mark, nessuna azienda può prescindere. Misurare, analizzare, dare un feedback e migliorare: questo è il circolo virtuoso da costruire.

Ma anche coinvolgere, riunire e compiacere: Webber racconta come, per un periodo, al suo team stessero chiedendo moltissimo in termini di ore extra, nessun giorno di riposo e tanta tanta concentrazione. 

Il rischio era che qualcuno, distratto dal proprio senso di colpa per la continua assenza dalla famiglia, potesse perdere concentrazione e lavorare male. La soluzione per mantenere allineati gli uomini e le loro rispettive famiglie fu quella di invitare mogli, figli e genitori alle prove, alle gare, ad eventi speciali coinvolgendoli e mostrando loro quanto fosse importante e straordinario il lavoro dei loro famigliari.

E infine la fiducia

La platea di Wobi 2019 viene emotivamente colpita da 2 video proiettati uno dopo l’altro: un sorpasso azzardato di Webber che lo ha fatto vincere una gara e un sorpasso che, al contrario, gli ha provocato un terribile incidente. La sua auto ha toccato quella del pilota davanti, si è impennata e sollevata per poi cadere (ndr: fu proprio questo l’incidente che gli causò la frattura alla gamba). 

Webber qui dà un’ultima delicata lezione a manager e professionisti del business: dice che il rischio è inevitabile nel sorpasso ed è principalmente connesso con la paura. Non solo quella chi di sta dietro ma anche di chi sta per essere superato.

Mark racconta che l’incidente fu causato dal pilota davanti a lui che, in un incontrollabile attimo di panico, ha frenato causando l’impatto e dice che sorpassare è una vera e propria prova di fiducia verso gli altriverso il team dei meccanici a cui si affida la propria vita, ma anche verso i colleghi piloti.

Senza fiducia negli altri non si guida, non si rischia e non si vince.


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