Fondi pensione integrativi: perché convengono e come sceglierli

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Fondi_pensionePer le nuove generazioni il concetto di adesione a un fondo pensione integrativo è destinato a diventare molto familiare. Infatti, con il progressivo invecchiamento della popolazione e un PIL che non cresce neanche lontanamente nelle proporzioni che sarebbero necessarie per una giusta rivalutazione, la previdenza di Stato sarà sempre meno generosa in futuro. Si stima che la differenza tra la prima pensione ricevuta e l’ultimo stipendio riscosso potrà andare dal 50 all’80% a seconda dei casi.

Quando a breve ognuno di noi riceverà dall’INPS la cosiddetta “busta arancione”, metafora ormai superata per indicare un sistema di calcolo che permette di simulare l’ammontare della propria pensione in base a quanto finora versato nelle date in cui sarà possibile ritirarsi dal lavoro. A quel punto forse molti lavoratori capiranno che è un atteggiamento saggio non trascurare la previdenza complementare, che, se ben gestita, nella terza e quarta età andrà a integrare la pensione erogata dall’ente pensionistico pubblico.

I fondi pensione sono nella loro essenza quasi assimilabili ai fondi comuni di investimento, in quanto assicurano a chi li sottoscrive la riscossione di un capitale finale oppure di una rendita vitalizia. Infatti, non sono pochi i risparmiatori che li vedono come veri e propri strumenti di investimento regolato da versamenti periodici decisamente vantaggiosi dal punto di vista fiscale.

In base alla categoria a cui appartiene, un lavoratore può aderire a due tipologie di fondi di previdenza complementare:
1. i fondi chiusi (o fondi di categoria), che vengono concordati tra sindacati e datori di lavoro e che per alcune categorie o aziende sono di fatto automatici (anche l’azienda che versa una parte della somma);
2. i fondi aperti, a quali può aderire qualunque altro lavoratore. Solitamente vengono gestiti da banche o società assicurative.

Sulla convenienza, i numeri parlano chiaro: finora i fondi pensionistici privati (sia quelli di categoria che aziendali) hanno reso decisamente più dei versamenti all’INPS e sono risultati anche più redditizi del TFR lasciato in azienda. Ovviamente, queste sono affermazioni che valgono per coloro che riescono ad accantonare somme in maniera disciplinata, regolare e costante negli anni e per quanti sanno scegliere prodotti redditizi ma con basse commissioni. Anche l’età deve giocare un ruolo chiave nella scelta del proprio fondo pensionistico: per una persona giovane risulta più adatto un fondo azionario con scadenza a lunghissimo termine. Per chi invece è già nella mezza età o l’ha superata, si consiglia di scegliere prodotti meno cari come i fondi indicizzati. Non ci stancheremo mai di consigliare di leggere sempre con estrema attenzione il contratto che regge il fondo, appurando bene quali sono i costi previsti, quali sono le penalità in caso di interruzione dei versamenti e quanto si pagano eventuali prestazioni aggiuntive.


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