La diversificazione come unica terapia possibile nella crisi

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La costruzione di un portafoglio è un tema molto delicato e costituisce un ambito in cui è meglio non optare per il file-da-te, ma affidarsi a buoni consulenti o società di gestione del risparmio. In ogni caso, una corretta diversificazione del portafoglio è un valore aggiunto e costituisce la base migliore su cui lavorare nel tempo, perché puntando tutto su singolo titolo il rischio di “vederne delle brutte” è assai alto. La diversificazione non annulla ma minimizza la volatilità e aiuta a mantenere sotto controllo l’emotività dell’investitore, che rischia di fargli compiere scelte tragicamente sbagliate.

La diversificazione va in varie direzioni: occorre diversificare la tipologia di strumenti (finanziari e non), le scadenze e gli emittenti (in termini di settore e di area geografica).

Sull’inserto CorriereEconomia di lunedì 11 settembre è comparso un interessante articolo che consiglia come diversificare investimenti da 10.000 a 300.000 euro. Senza scendere nei dettagli dei nomi dei vari fondi, riportiamo le percentuali indicate per i vari asset, tanto per dare un’idea di quello che consigliano gli esperti in questo periodo:

* 10.000 euro: quattro investimenti di pari entità: 25% di conti bancari online, 25% di titoli di stato fissi, 25% di obbligazioni, 25% di titoli di stato variabili
* 50.000 euro: molti liquidi, fiducia ai bond dei paesi emergenti: 20% di liquidità, 25% di azioni, 5% di EFT in materie prime, 50% di obbligazioni
* 100.000 euro: aggiungere agli investimenti in borsa quelli su corporate e materie prime: 28% di titoli di stato, 4% di liquidità, 19% di azioni, 14% di investimenti alternativi, 5% di obbligazioni ad alto rendimento, 30% di obbligazioni societarie
* 200.000 euro: scommesse sulle azioni di società affidabili: 2% di liquidità, 24% di azioni, 18% di investimenti alternativi, 8% di obbligazioni ad alto rendimento, 48% di obbligazioni societarie
* 300.000 euro: investimenti a livello globale: 11% di liquidità, 29% di azioni, 55% di obbligazioni, 5% di ETF su materie prime.


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