La sparizione dei fondi comuni: perché e come cautelarsi?

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Nel campo degli investimenti, il patrimonio dei fondi comuni è in netto calo, con i riscatti che superano nettamente le sottoscrizioni. Ma non solo, molti di questi fondi vengono volutamente soppressi dalle società di gestione. Il fenomeno è già in corso da alcuni anni, ma nel 2009 ha raggiunto record impressionanti; dai dati di gennaio sembra che anche il 2010 vedrà molte ‘morti’.

Perché tutto questo? Si ravvisano questi due motivi principali:

* La fusione delle banche porta necessariamente all’eliminazione di doppioni.
* Le normative fiscali italiane prevedono il pagamento di un’imposta quotidiana sul capital gain, ma accumulano un credito d’imposta quando le quotazioni scendono. Poiché negli ultimi anni i crediti accumulati da alcuni fondi hanno raggiunto importi altissimi (fino al 50-60% del totale gestito), i fondi con perdite elevati vengono fusi con altri per dilure l’effetto e sperare in una futura ripresa.

Quali sono le conseguenze per i risparmiatori? Sono effetti positivi se si decide di chiudere un fondo piccolo – costoso e poco efficiente – per entrare in uno più grande e meno oneroso. Sono effetti negativi quando si è obbligati a uscire da un fondo.

Gli esperti consigliano quindi di:

* Verificare costantemente l’andamento del fondo di investimento, sia per quanto riguarda le quotazioni che le sottoscrizioni nette. Se alla lunga il dato è negativo e il patrimonio comune diventa esiguo, è alto il rischio di una fusione forzata, perciò conviene cambiare investimento in fretta.
* Tenersi informati sui progetti di fusioni tra società di gestione o tra istituti di credito e studiare per tempo le modifiche, prima di ritrovarsi – volenti o nolenti – in una risistemazione non soddisfacente.


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