Questionari MiFID: qual è la differenza tra appropriatezza e adeguatezza?

Di
Direttive MIFID

A proposito delle direttive MiFID, sappiamo che per l’investitore esse implicano da sempre la risposta alle domande di un questionario. Per la precisione, il risparmiatore che desideri acquistare uno o più prodotti finanziari (fondi, ETF, azioni, obbligazioni ecc.), deve essere sottoposto a una doppia valutazione: valutazione di adeguatezza e valutazione di appropriatezza – che nell’insieme verificano le sue conoscenze in materia, analizzano la sua presente situazione patrimoniale, valutano i suoi obiettivi (ovvero, l’orizzonte temporale) e la sua tolleranza al rischio.

I sostantivi appropriatezza e adeguatezza sembrerebbero sinonimi, ma in questo caso assumono delle sfumature diverse:
* la valutazione di appropriatezza (in inglese appropriateness test) ha la funzione di appurare che il cliente abbia compreso i rischi e la complessità insiti nell’investimento e che possa contare su una misura adeguata di esperienza e consapevolezza per farlo. Questa valutazione è particolarmente necessaria quando l’investitore effettua in maniera autonoma delle transazioni su strumenti finanziari.
* la valutazione di adeguatezza (in inglese suitability test) aggiunge agli aspetti precedenti anche la verifica che l’investimento sia allineato agli obiettivi del risparmiatore, alla sua capacità di sopportare i rischi e al suo orizzonte temporale. La valutazione di adeguatezza è necessaria quando l’investimento viene effettuato nell’ambito di un rapporto di consulenza finanziaria.

In termini finanziari, la differenza tra “adeguatezza” e “appropriatezza” riguarda la valutazione della compatibilità di un investimento con le esigenze e gli obiettivi finanziari di un investitore.

L’adeguatezza si riferisce alla valutazione della convenienza di un investimento in relazione alla situazione finanziaria complessiva dell’investitore, compresi i suoi obiettivi finanziari a lungo termine, la sua tolleranza al rischio e il suo orizzonte temporale di investimento. In altre parole, l’adeguatezza valuta se l’investimento sia in grado di soddisfare le esigenze finanziarie dell’investitore.

L’appropriatezza, d’altra parte, si riferisce alla valutazione della convenienza di un investimento in relazione alla conoscenza e all’esperienza specifiche dell’investitore in materia di investimenti. Questo valuta se l’investitore abbia la comprensione necessaria per valutare i rischi e le opportunità associate all’investimento e se sia in grado di gestire tali rischi.

Entrambi i concetti sono importanti nell’ambito della MiFID (Markets in Financial Instruments Directive), una normativa europea che disciplina l’offerta e la vendita di prodotti finanziari. I fornitori di servizi finanziari devono svolgere un’adeguata valutazione della convenienza e dell’appropriatezza di un investimento prima di consigliarlo o vendere a un cliente. Questo è spesso fatto tramite questionari di profilatura del cliente o di conoscenza e esperienza dell’investitore.

Questionari MiFID: in che senso tutelano il risparmiatore?

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L’acronimo MiFID (derivante dalla frase inglese Markets in Financial Instruments Directive) indica una direttiva europea in ambito finanziario attiva in Italia dal 2007 il cui obiettivo è mettere sullo stesso piano tutti gli intermediari finanziari europei e tutelare gli investitori promuovendo meccanismi concorrenziali, mercati efficienti e privi di conflitti di interessi.

La clientela europea deve essere infatti classificata in una di queste 3 categorie:
* clienti al dettaglio (o retail);
* clienti professionali (che includono Governi nazionali e Governi locali, enti pubblici, Banche centrali, società di diritto privato);
* controparti qualificate (imprese di investimento, enti creditizi, enti assicurativi, fondi pensione, Governi nazionali, Banche centrali, istituzioni internazionali).

Per il cliente retail di una banca o di un’altra impresa di investimento, la prima conseguenza di questa direttiva si presenta sotto forma di questionario per stabilire il suo profilo finanziario mediante domande su livello di istruzione e professione, conoscenze finanziarie pregresse, esperienze passate negli investimenti (frequenza e tipologia degli investimenti già operati), situazione finanziaria attuale (ammontare e fonte di reddito, propensione al risparmio) e obiettivi da raggiungere (propensione al rischio, orizzonte temporale, finalità degli investimenti). Una volta risposto all’elenco di domande, un software elabora una classificazione del cliente in base 4 profili di propensione al rischio:
* conservativo
* moderato
* attivo
* dinamico.

Se la banca, nella persona di un consulente interno, fa correre al cliente più rischi del dovuto rispetto al suo livello di propensione al rischio, diventa legalmente responsabile e dovrà rispondere di eventuali perdite. Ad esempio, se consiglia un investimento in certificati o altri derivati a un cliente con un livello di propensione al rischio basso o moderato.

I vincoli sono molto rigidi: se l’investitore si rifiuta di rispondere alle domande del questionario, l’intermediario si troverà nell’impossibilità di prestare i suoi servizi di consulenza su investimenti e gestioni del portafoglio.

Se vi sono difficoltà nel contattare il cliente per eseguire il test di adeguatezza, la banca o la società può stabilire il profilo del suddetto in base alle informazioni che possiede.


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