Trappole comportamentali e scorciatoie mentali in cui spesso incorrono gli investitori

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Conoscere alcune delle conclusioni a cui sono giunti gli studi di finanza comportamentale può essere utilissimo ai risparmiatori per evitare di cadere in atteggiamenti irrazionali e controproducenti. Ecco alcuni punti chiave su cui ciascuno potrà riflettere in rapporto a sé stesso.

Percezione del rischio e propensione al rischio modificate irrazionalmente da situazioni contingenti: non mancano le prove sperimentali a dimostrare che la propensione al rischio aumenta dopo aver realizzato un guadagno e diminuisce dopo aver subito una perdita. Anche i consigli di amici e parenti potrebbero indurre a un’errata percezione del rischio finanziario.

Ottimismo ed eccessiva fiducia nelle proprie capacità di valutazione possono indurre l’investitore all’acquisto di investimenti ad alto rischio anche quando in realtà non è pronto a subire delle perdite. Questo tipo di atteggiamento tende a soffermarsi solo sugli aspetti positivi dell’andamento di un prodotto nel passato. Occorre invece ricercare e tenere in debito conto tutti i dati e le notizie che potrebbero contraddire il proprio spontaneo punto di vista, confrontandoli e soppesandoli insieme a quelli che invece lo supportano.

Avversione miope alle perdite: l’avversione alle perdite di denaro è un atteggiamento umano comprensibile, ma quando è “miope” impedisce all’individuo di considerare le prospettive di lungo termine per concentrarsi invece su quelle di breve periodo. Purtroppo la reazione impulsiva alle perdite è sistematicamente più forte della reazione a guadagni di pari importo. Chi è fortemente avverso alle perdite deve evitare con cura investimenti ad alto rischio, invece chi è disponibile a investimenti sul medio/lungo termine deve evitare di focalizzarsi solo sulle performance a breve scadenza e richiedere esplicitamente (o cercare) informazioni relative ai rendimenti che è ragionevole attendersi da quel prodotto finanziario sul proprio orizzonte temporale.

Paura del rimpianto e immobilismo: temendo di dovere in seguito rimpiangere decisioni di investimento sbagliate alcune persone scelgono di non modificare il loro portafoglio anche quando sarebbe opportuno (hanno cioè un atteggiamento di immobilismo).

Herding behaviour (potremmo tradurlo con: “comportamento imitazione del gregge”). Si tratta dei casi in cui l’investitore imita i comportamenti maggiormente diffusi in quel periodo, in un inconscio tentativo di condividere con altri la responsabilità di una scelta potenzialmente sbagliata oppure di attribuire ad altri la colpa della propria scelta.

Mental accounting (potremmo tradurlo con “contabilità mentale”). Questa è la tendenza a differenziare il presunto valore di un investimento a seconda della provenienza del denaro stesso. Ad esempio, le risorse derivanti dallo stipendio sono spesso destinate a investimenti poco rischiosi, mentre quelle derivanti da vincite o da “regali” non attesi (gratifiche e premi di produzione) vengono tendenzialmente investite in asset più rischiosi e meno diversificati. Sarebbe invece logico pensare che tutti i redditi, a prescindere dalla loro origine, hanno lo stesso valore: quello che conta è la somma del risultato degli investimenti – che si ottiene sempre con una buona diversificazione del portafoglio.

Procrastinazione: si manifesta quando una scelta che sembra idonea oggi diviene (nella mente del risparmiatore) meno attraente con il passare del tempo, generando dei ripensamenti e quindi dei mancati investimenti.


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