Che cosa sono i futures e come influenzano i prezzi delle materie prime

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I futures sono dei contratti finanziari con i quali l’acquirente e il venditore di una determinata commodity (oro, grano, sale, zucchero, caffè, legname ecc.) si impegnano dopo un tempo prestabilito a scambiare una determinata quantità di quella merce a un prezzo prefissato. Una sorta di assicurazione sul futuro stipulata tra le parti. Utile, perché non è ovviamente possibile prevedere con mesi o anni di anticipo i prezzi che avranno il grano o lo zucchero in un determinato periodo futuro: in questo modo si evita che il prezzo sia troppo basso o troppo alto per l’una e l’altra parte. Detto in altri termini, si fa un contratto in cui si stipula che la merce sarà scambiata a un prezzo concordato anticipatamente.

Dal punto di vista teorico, tutto bene. Ma nella realtà, in un mondo in cui ben un miliardo di persone soffre la fame, l’eccessiva diffusione dei futures porta a dei paradossi inaccettabili – se non scandalosi. In pratica, succede che tra i prezzi dei titoli scambiati in Borsa e la materia prima fisicamente coltivata nei campi non c’è più alcuna relazione. I prezzi sono determinati dalla dinamica che si crea nella “scommessa”, più che nel mercato reale. E i prezzi reali seguono come un’ombra ciò che è stato scommesso o immaginato – praticamente il prezzo che si forma artificiosamente sulle borse merci internazionali (prima tra tutte quella di Chicago), viene trasmesso a livello locale. Così, i prezzi dei generi alimentari non dipendono tanto da come è andato l’ultimo raccolto, ma anche e soprattutto da cosa avviene in borsa. Se a Chicago il prezzo del grano sale, salirà in tutto il mondo, anche se i fondamentali non sono cambiati e i raccolti sono stati buoni. Un esempio chiaro e recente è il paradosso del prezzo del latte in Europa nel corso del 2011, che nel giro di poche settimane è raddoppiato, nonostante il fatto che la produzione sia rimasta sempre costante.

In assenza di regole che costringano alla consegna o alla limitazione del numero di futures che si possono emettere o detenere (con i cosiddetti “limiti di posizione”), la diffusione di questi strumenti è teoricamente senza confini. E così le speculazioni finanziarie hanno temibili ripercussioni sugli agricoltori di tutto il mondo (inclusi noi europei) e provocano un’accelerazione del fenomeno dell’instabilità sui mercati agricoli mondiali. Che per gli occidentali significa avere un portafoglio più leggero, ma per molte persone fa la differenza tra potersi nutrire quotidianamente oppure no.

La speculazione si inserisce nella instabilità del mercato; per fronteggiarla servirebbero più trasparenza e più informazione. L’Europa sta facendo passi avanti, ma bisognerebbe accelerare. Molto interessanti, a livello di informazioni e di azioni, le attività della campagna Sulla Fame Non Si Specula.


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