Con la nuova IMU investire nel mattone diventa molto meno redditizio

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Gli italiani, grandi sostenitori dell’investimento nel mattone probabilmente cambieranno idea quando si renderanno conto degli esborsi necessari per la nuova IMU, che per le seconde case, i negozi e i capannoni nelle metropoli potrebbero arrivare a una cifra doppio rispetto alla vecchia ICI pagata fino al 2011.

Dal punto di vista del valore dell’investimento, che cosa significa? Se fossimo certi che tra quattro o cinque anni gli immobili di nostra proprietà – una volta dedotte le tasse e le spese di gestione o manutenzione – avranno ancora lo stesso valore reale, il rincaro non sarebbe poi così grave. Il problema è che nella maggior parte dei casi non sarà così, soprattutto per le seconde case.

Si aggiunga la contrazione del credito bancario, motore fondamentale per il mercato immobiliare, la diminuzione dei redditi disponibili, la spinta a vendere i patrimoni ereditati per far fronte ai bisogni di una vecchiaia sempre più lunga: sono destinati a essere sempre meno numerosi gli acquisti da parte di famiglie ‘medie’, così come gli investimenti da parte delle imprese.

I prezzi delle vendite continuano a rimanere alti perché i proprietari sperano ancora in tempi migliori, specialmente se non sono più indebitati con le banche. Ma le famiglie nelle grandi città non sono più in grado di comprare una casa, perciò i prezzi sono destinati a scendere. Si aggiunga che ben il 26% delle case proprietà di persone fisiche non sono affittate e perciò non generano alcun reddito: per quanto tempo continuerà ad avere senso pagare imposte così alte che implicano sottrazione di liquidi da altri cespiti? Nonostante quello che pensano i costruttori edili, impedire ulteriore consumo di suolo in Italia potrebbe portare a una discreta rivalutazione degli immobili esistenti.


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