I fondi pensionistici: questi sconosciuti…

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Secondo uno studio della CGIA di Mestre, meno di un italiano su quattro ha acceso un fondo di previdenza complementare. Chi ha iniziato da poco a lavorare forse non sa che andrà in pensione con meno del 50% dell’ultimo stipendio ricevuto e che negli anni a venire ogni tre anni le pensioni diminuiranno di una determinata aliquota proporzionale dell’aumento dell’aspettativa di vita media degli italiani. Vivere più a lungo è una fortuna, ma il fenomeno nel nostro paese va a incidere sull’importo delle pensioni future, soprattutto di quelle dei giovani. La stessa Banca d’Italia ha lanciato l’allarme sulla scarsa diffusione dei fondi pensione: il problema è troppo poco conosciuto tra le ultime generazioni.

Ricordiamo che i fondi pensionistici sono di due tipi:

* chiusi, praticamente automatici per chi appartiene a determinate categorie (ad esempio metalmeccanici o chimici), per chi lavora per aziende pubbliche o private che già li prevedono;

* aperti, validi per tutte le altre attività, e generalmente gestiti da società assicurative.

Ecco qualche esempio pratico di rendita che si potrà avere con i fondi pensione:

Per un lavoratore di 30 anni circa assunto nel 2010: con una retribuzione annua lorda di 25.000 euro, sommando il contributo del datore di lavoro e del lavoratore (2% della retribuzione) + il TFR totalmente versato sul fondo (intorno ai 30.000 euro) + un ulteriore contributo volontario di 3000 euro all’anno il soggetto, al momento della pensione (a 65 anni) godrà di 13670 euro annui di rendita.

Invece, mantenendo intatti i parametri di cui sopra, ma senza il contributo volontario del lavoratore, la rendita stimata, al raggiungimento dell’età pensionabile, sarebbe di 6510 euro all’anno. Meno della metà rispetto al primo esempio.

Se poi il lavoratore non aderisse né al fondo complementare, né al trattenimento del TFR e non avesse un reddito fisso, con il solo contributo di 100 euro al mese versato sul fondo, la rendita da pensionato sarebbe di appena 2100 euro annui, ovvero 180 euro al mese.


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