Immigrazione, fenomeno economico e fiscale

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lavoro immigratiQuando si parla di immigrazione l’aspetto ‘legale’ e problematico diviene prioritario rispetto a molti altri. Perché non si considera invece l’immigrazione da un punto di vista economico, non di costi, ma di benefici? Statistiche alla mano, l’apporto lavorativo degli immigrati stranieri in Italia nell’anno 2006 è stato di oltre 122 miliardi di euro, pari al 9,2 per cento del Pil nazionale. Un contributo di rilievo concentrato prevalentemente nei servizi alla persona e nell’industria, in particolare nel settore delle costruzioni.

Anche il nostro sistema previdenziale è largamente finanziato dagli introiti dei lavoratori ‘immigrati’, che hanno versato nel 2007 il 4% di tutti i contributi dell’Inps. Nello stesso anno i lavoratori stranieri iscritti all’Inps erano circa il 7%, e, prendendo in considerazione i contributi versati a carico del lavoratore e quelli a carico dell’impresa e le tre diverse aliquote contributive, l’ammontare economico contributivo generato dal lavoro degli immigrati risulta essere di 6,4 miliardi euro tra i lavoratori dipendenti, 317 milioni di euro per gli autonomi (aliquota contributiva del 20 per cento) e 242 milioni per i parasubordinati (aliquota contributiva del 24 per cento) per un totale di quasi 7 miliardi di euro, dei quali oltre 2,5 miliardi provenienti direttamente dai lavoratori.

Queste cifre rilevano l’importanza di un fenomeno che non è da sottovalutare, soprattutto in caso di una modifica dell’attuale Bossi-Fini. I lavoratori stranieri che contribuiscono in modo così evidente alla crescita economica del nostro paese, avrebbero forse diritto a regole più ‘umane’ per quanto riguarda la richiesta del permesso di soggiorno (attualmente, in caso di perdita dell’impiego il lavoratore immigrato a diritto a 6 mesi per trovare un nuovo lavoro se non vuole vedersi revocato il permesso).

Come monitorare ufficialmente il contributo economico dell’immigrazione? Con un osservatorio permanente, suggerisce Andrea Stuppini de Lavoce.info, ovvero “una commissione tecnica indipendente di indagine, con il compito di individuare metodologia e indicatori e di redigere un rapporto periodico sulla materia”.

Intanto, molte banche stanno cominciando a lanciare un conto per stranieri.


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