Piani Individuali di Risparmio: cosa sono?

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PIR piani individuali di risparmioUn nuovo modo di investire al servizio degli italiani

Sono conosciuti con l’acronimo PIR e sono una forma di investimento che attira un numero sempre crescente di risparmiatori, superando le aspettative già alte alla loro data di lancio, a inizio 2017. Parliamo dei Piani Individuali di Risparmio.

La legge di Stabilità 2016 ha introdotto in Italia questa opzione, già conosciuta e utilizzata da tempo in Francia e in Gran Bretagna, con una doppia finalità. Da una parte offrire ai risparmiatori una soluzione di investimento valida sul medio e lungo periodo, con la possibilità di importanti agevolazioni dal punto di vista della tassazione, dall’altra favorire la ripresa delle piccole e medie imprese nazionali aumentando i flussi di investimento in loro direzione. I PIR o Piani Individuali di Risparmio presentano a questo scopo precisi vincoli.

Nello specifico è stabilito che non meno del 70% del capitale che compone il portafoglio di investimento debba essere obbligatoriamente investito in prodotti finanziari (parliamo di azioni, obbligazioni, derivati…) emessi da imprese nazionali oppure europee purché organizzate in forma stabile in Italia. Il 30% di questa quota, inoltre, sarà necessariamente investito in strumenti finanziari di imprese minori, non comprese nell’indice FTSE Mib. In sostanza l’investimento dovrà essere indirizzato, almeno per una parte, verso piccole e medie imprese: paniere MidCap, segmento STAR, mercato AIM. Organizzato in questo modo il 70% del portafoglio, il restante 30% resta libero da vincoli rispetto all’emittente dei prodotti, anche geograficamente. Resiste però un vincolo che si definisce di concentrazione e che fissa al 10% la quota massima da destinarsi a un solo emittente all’interno del portafoglio.

Dal punto di vista dell’investitore, va precisato che:

  • i PIR sono formule di investimento destinate in forma esclusiva a persone fisiche residenti in Italia, e indirizzate in forma privilegiata a piccoli investitori;
  • l’investimento minimo parte da 500 euro e arriva a un massimo di 30.000 euro l’anno, con il limite di 150.000 euro di capitale impiegato nel piano da ciascun risparmiatore;
  • ciascun risparmiatore può sottoscrivere un solo piano di risparmio;
  • non è ammessa la cointestazione, a differenza ad esempio di quanto avviene per conti correnti e conti deposito.

Nel rispetto dei vincoli di diversificazione e di concentrazione del portafoglio già citati, Piani Individuali di Risparmio a lungo termine (PIR) possono essere sottoscritti attraverso soluzioni di risparmio gestito, sfruttando ad esempio le opportunità offerte da fondi comuni di investimento, o attraverso prodotti assicurativi a vita intera.

PIR: tempistiche, vantaggi, prospettive per i risparmiatori

Il capitolo durata nel caso di un PIR è particolarmente importante, perché collegato direttamente al principale vantaggio, marcatamente fiscale, offerto da questa forma di investimento. Ciascun versamento, se mantenuto per una durata minima di 5 anni garantisce infatti al risparmiatore l’azzeramento della tassazione sulle rendite, attualmente pari al 26%. La stessa, per fare un esempio, applicata al rendimento lordo derivante da un conto deposito vincolato. Questa aliquota vale per la maggior parte delle rendite da investimenti, fatta eccezione per i Titoli di Stato, che la prevedono in forma ridotta, al 12,5%. Decidere per il riscatto breve del piano di risparmio, prima dei 5 anni, potrebbe rivelarsi un pessimo affare: cadrebbe il beneficio fiscale e sarebbero richieste le imposte sulle rendite arretrate sommate a interessi per tardato pagamento. La soluzione offre al contrario vantaggi già a medio periodo, ed è indicata soprattutto a chi è orientato a piani risparmio lungo termine. In ambito assicurativo può essere un modo per occuparsi concretamente, dal punto di vista economico, del futuro personale e della famiglia, con il vantaggio aggiuntivo dell’assenza di imposte di successione.

Quando i piani di risparmio a lungo termine sono stati lanciati sul mercato italiano, a gennaio 2017, hanno riscosso immediato successo per il fatto di coniugare un investimento di lunga durata con sgravi fiscali notevoli, oltre che per la formulazione potenzialmente molto diversificata dell’investimento, sinonimo di maggiore sicurezza, soprattutto se parliamo del mercato azionario.

L’andamento dei primi mesi dello scorso anno, che hanno visto confluire, secondo quanto rilevato da Assogestioni, circa tre miliardi di euro di raccolta nei nuovi prodotti, ha fatto ipotizzare flussi di raccolta superiori ai sessanta miliardi di euro nei primi cinque anni dal lancio, vale a dire entro il 2022. Venendo alle rilevazioni più recenti, Assogestioni conta 800.000 risparmiatori che hanno scelto questa forma di investimento nel 2017, per una raccolta di 11 miliardi di euro nel 2017, arrivata a quota 17,5 miliardi di euro a marzo 2018.

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