Che cosa sono le obbligazioni strutturate?

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Oggi ci addentriamo in un territorio abbastanza complesso dei prodotti finanziari: le obbligazioni strutturate. Si tratta di titoli bancari oggi molto diffusi e frequentemente proposti dalle banche ai clienti. Si chiamano “strutturate” perché sono costituite da due componenti di reddito: una componente obbligazionaria tradizionale (per sua natura di solito a basso rischio, con cedola o tasso di interesse assicurati) e da una componente derivata, collegata agli indici di una variabile finanziaria di riferimento a scelta tra tassi di mercato, azioni, panieri di azioni, indici azionari, panieri di indici, fondi, valute. Questa seconda componente è assai più rischiosa e il suo rendimento può subire notevoli variazioni poiché è strettamente correlato all’andamento di uno o più “sottostanti”, ovvero di altri parametri o strumenti finanziari. Nel caso in cui il sottostante raggiunga o superi, in un arco tempo fissato, un determinato livello di rendimento, anche l’obbligazione strutturata offre un rendimento aggiuntivo (comunque prefissato). Il superamento di quel dato livello di rendimento si chiama tecnicamente “evento”.

Qual è il rendimento delle obbligazioni strutturate? La risposta dipende da vari fattori: l’ammontare della cedola della componente obbligazionaria, l’andamento del sottostante e la probabilità che l’evento si verifichi. Anche se le obbligazioni strutturate possono essere molto diverse tra loro, di solito prevedono il pagamento di interessi annuali fissi + interessi aggiuntivi eventuali (sotto forma di cedola premio finale o di cedole annuali extra) il cui importo dipende dal verificarsi del famoso “evento”. Sui prospetti informativi sono indicate le varie “ipotesi di scenario”, indicanti l’ammontare degli interessi in caso di scenario favorevole o sfavorevole (a seconda cioè che l’evento si verifichi o meno).

Purtroppo negli ultimi anni le obbligazioni strutturate costituiscono la maggioranza delle emissioni bancarie e sono spesso proposti ai piccoli risparmiatori dagli istituti di credito che traggono notevole e certo guadagno non dall’andamento, ma dal semplice piazzamento dei titoli. I bond strutturati sarebbero invece da evitare se non si è veramente amanti dell’azzardo finanziario: il loro uso sarebbe da riservare a investitori specializzati o istituzionali, che capiscono perfettamente il loro funzionamento e i rischi che comportano. Del resto, il target di clientela riportato sulle schede di presentazioni di questi prodotti è indicato chiaramente: non soltanto individui muniti di conoscenza ed esperienza in campo finanziario, ma anche praticamente certi di non dover disinvestire il capitale prima della scadenza del naturale dei titoli.

Le obbligazioni strutturate paiono mediamente più convenienti dei BTp poliennali di pari durata, perché prospettano cedole teoricamente più ricche negli scenari migliori, ma non è possibile stabilire a priori se il bond strutturato alla fine sarà davvero più conveniente di un BTp, perché per quest’ultimo il rendimento è certo (se lo si conserva fino alla scadenza). Invece, per le obbligazioni strutturate, il successo per il cliente è legato al derivato, che può “vincere” oppure “perdere” a seconda dell’andamento del mercato.


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