Comprare titoli di Stato sul mercato secondario

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BOT e BTPCome tutti sanno, i titoli di Stato possono non soltanto essere acquistati “in emissione”, ovvero quando si tiene un’asta del Ministero dell’Economia, ma anche in seguito, sul cosiddetto mercato secondario, ovvero quello dove si scambiano quotidianamente BOT, BTP e altri titoli già in circolazione. Questo mercato è gestito da Borsa Italiana SpA, si chiama MOT (Mercato telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato) e su esso i risparmiatori possono anche vendere prima della scadenza i titoli precedentemente acquistati.

Per l’acquisto occorre rivolgersi alla banca presso cui si ha un conto oppure a un intermediario finanziario abilitato e possedere un deposito titoli, cioè un conto con cui si gestiscono titoli di Stato e altri prodotti finanziari. In entrambi i casi, chi fa da intermediario solitamente applica delle commissioni chiaramente indicate nel materiale illustrativo e negoziabili dai risparmiatori (cosa che non avviene per i titoli di stato acquistati in occasioni di aste, eccezione fatta per i BOT). L’importo minimo per un acquisto è pari a 1000 euro. Il vantaggio principale nel comprare titoli già sul mercato sta nel conoscere anticipatamente il loro prezzo di acquisto (o di vendita).

E proprio questo è il punto per comprare in maniera intelligente sul mercato secondario: guardare con attenzione il prezzo dei titoli prima di acquistare. Ad esempio, in quest’ultimo scorcio di 2012 lo scenario è di questo tipo: l’ultima asta del BTP Italia ha riscosso un eccellente successo e assicura agli investitori tassi di interesse molto sostanziosi. Se si è arrivati in ritardo, vale ora la pena di comprare i titoli di quella stessa emissione sul MOT? Sì, se i prezzi non si discostano troppo da quelli dell’emissione, ovvero se non vi saranno troppe vendite (ossia, prese di profitto) che ne faranno calare il prezzo.

Per quanto riguarda gli altri BTP, al momento le occasioni migliori sono costituite da quelli con scadenze medio-lunghe (a 5 e 7 anni) e anche quelle molto lunghe (sopra i 10 anni). La fiducia sui titoli di Stato è infatti cresciuta dopo le mosse della BCE e il promesso intervento del fondo salvastati in caso di bisogno. Nell’ottica della diversificazione, secondo gli esperti del settore, ai BTP non dovrebbero essere riservate però enormi quote del portafoglio: non più del 15% del totale.


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