GLI ETF sono rischiosi?

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Abbiamo già spiegato più volte che cosa sono gli ETF e quali sono le caratteristiche e costi delle varie tipologie in cui si dividono questi fondi d’investimento quotati in Borsa che – lo ricordiamo – investono denaro esclusivamente in un certo settore (per esempio, obbligazioni in euro, oppure azioni americane, azioni del settore farmaceutico ecc.).

Un nostro lettore desidera essere informato sui rischi insiti nella sottoscrizione di un ETF. Nel caso di default (cioè di fallimento) della banca: potrebbero sorgere difficoltà per incassare l’investimento? Del resto il nostro amico ha ragione: le informazioni sui meccanismi di questo prodotto non sono diffuse tanto quanto meriterebbero, perché gli intermediari preferiscono “spingere” altri tipi di fondi di investimento, per loro più redditizi in termini di commissioni.

A differenza dei fondi comuni, gli ETF hanno costi di gestione irrisori e non è necessario servirsi di intermediari specializzati per comprarli: è sufficiente passare un ordine alla banca oppure eseguire l’operazione di acquisto via Internet. Il fatto che a rigor di termini la banca non sia «emittente» ma soltanto «promotrice» fa sì che non sussista il rischio di insolvenza della banca e li rende perciò poco rischiosi in questo senso. Per quanto riguarda i rendimenti, invece, ricordiamo che gli ETF investono esattamente nei titoli che costituiscono l’indice che di riferimento. Quando quel mercato scende, l’ETF perde precisamente la percentuale dell’indice; ugualmente, se il mercato sale, il guadagno è uguale alla percentuale di guadagno dell’indice.

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