Interesse semplice e interesse composto, qual è la differenza

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Tasso di interesse compostoIn questi giorni è più vivo che mai il dibattito sull’analfabetismo finanziario, che purtroppo nel nostro Paese è molto diffuso, con gravi conseguenze non solo sui singoli, ma anche sull’economia nel suo complesso e perfino sulla democrazia. Uno dei concetti più frequentemente citati dai sostenitori dei programmi di financial literacy come fondamentali, ma praticamente sconosciuti al grande pubblico è la differenza tra tasso di interesse semplice e tasso di interesse composto, una nozione finanziaria di base in cui una semplice regola matematica fa comprendere l’importanza da un lato di iniziare a risparmiare quando si è ancora in giovane età e dall’altro perché i debiti contratti salgono velocemente. Vediamo quindi di spiegare le cose in parole semplici.

Che cosa si intende per interesse, è abbastanza intuitivo: in pratica è il prezzo che bisogna pagare in cambio dell’ottenimento di una liquidità immediata, una quota aggiuntiva al denaro da restituire. La quota si esprime con una cifra percentuale, ovvero come tasso di interesse (ad esempio, del 5%).

Per interesse semplice si intende quello calcolato in un preciso periodo di tempo su una determinata somma. Se l’interesse annuale è del 4%, dopo 12 mesi il debitore dovrà versare il 4% in più della quota che gli è stata prestata. Se questa era di 1000 euro, dovrà restituire 1000 + 40 = 1040 euro.

L’interesse composto è sempre calcolato in riferimento a un periodo di tempo, però, nel caso di mancato pagamento, l’interesse sarà computato sulla quota prestata a cui si somma il vecchio interesse. Per esempio, il tasso di interesse semestrale è del 4% semestrale, trascorsi i sei mesi il debito residuo sarà pari a 1000 + 40 = 1050 euro, ma se il debito non viene saldato immediatamente, ma solo dopo 12 mesi, il 4% sarà calcolato anche sulla quota degli interessi del primo semestre, ovvero bisognerà restituire 1040 + 0,04*1040 = 1081,6 euro.

In pratica, applicando l’interesse composto, la quota di interessi cresce con l’allungarsi del prestito, perché i vecchi interessi generano nuovi interessi da pagare. Questo sistema di pagamento degli interessi sugli interessi, anche noto con il nome di anatocismo, nel nostro Paese è vietato in generale nei mutui e nei finanziamenti, ma non lo è per tutti i debiti che non sono pagati regolarmente alla scadenza, che vanno a includere anche gli interessi di mora.


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