Switch di portafoglio: che cos’è e come conviene farlo

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switch portafoglio

Si definisce switch il passaggio da un fondo all’altro della stessa società di gestione in tempi rapidi, ovvero un’operazione di disinvestimento da un determinato fondo con contestuale reinvestimento in un altro fondo.

Lo switch può essere utile quando un investimento non è stato proficuo come si sperava e neppure le prospettive future sembrano promettenti, perciò, piuttosto che rischiare di perdere ulteriormente denaro, si opta per il passaggio a un altro fondo della stessa società.

L’operazione è caratterizzata da un’estremo risparmio di tempo rispetto alla tradizionale operazione di vendita e successivo acquisto di un altro fondo – ma non è sempre indolore. Per questo motivo quando un consulente propone un ribilanciamento del portafoglio occorre farsi spiegare molto bene perché e in che modo questa operazione sarebbe di giovamento, con numeri alla mano.

Quali elementi valutare in rapporto a uno switch di portafoglio

* Tempi – di solito sono rapidi, ma raramente pari a zero: occorre infatti tenere conto di una prima fase dell’operazione di switch che va dalla presentazione richiesta del cliente fino al disinvestimento dal primo fondo e di una seconda fase che va dall’uscita dal primo fondo all’entrata nel secondo. Alcuni istituti prendono in considerazione una domanda come valida per il giorno stesso solo entro un determinato orario, altre società passano al primo giorno lavorativo utile successivo. Comunicare le proprie intenzioni un venerdì nella tarda mattinata potrebbe implicare in alcuni casi che per il completamento della prima fase sarà necessario arrivare fino al martedì. L’importante per assicurarsi la tempestività dell’operazione è informarsi prima presso il promotore su quali orari e giorni sono più convenienti e poi verificare che la domanda sia stata subito inoltrata.

* Spese – molte società richiedono il pagamento di una quota di spese fisse, ma alcune pretendono anche una percentuale sulla differenza di costo tra il fondo da cui si esce e quello in cui si entra. Questo va valutato molto attentamente anche in relazione all’entità del portafoglio!

* Importi minimi – in alcuni casi le società richiedono che si disinvesta un importo almeno pari a un importo minimo fissato a monte (oppure di reintegrare la cifra del primo investimento se è stata soggetta a perdite). Non è sempre così, infatti alcune società effettuano lo switch anche quando il controvalore è più basso dell’investimento minimo richiesto – ma anche qui occorre verificare.

Le informazioni relative ai punti sopra si rintracciano nel prospetto illustrativo del fondo sotto voci come: Operazioni successive, Oneri a carico del sottoscrittore e Modalità di sottoscrizione.

Per ulteriori informazioni consultare le linee guida sull’analisi costi-benefici degli switch di portafoglio di Ascofind.

2 commenti su “Switch di portafoglio: che cos’è e come conviene farlo”
  1. Lorenzo Carpeggiani ha detto:

    quando si fa uno switch di fondi comuni, come si regola la fiscalità sulla plusvalenza acquisita dai fondi fino a quel momento? vendendo i nuovi fondi, quali sono i valori di riferimento per l’applicazione delle imposte?

  2. casari giuseppe ha detto:

    LA BANCA CARIGE NON PERMETTE LO SWITCH TRA I VS.FONDI. E UNA PROCEDURA CORRETTA?


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